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Il processo di osmosi inversa

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30 Maggio 2017

L’osmosi inversa , detta anche iperfiltrazione, è il processo in cui si forza il passaggio delle molecole di solvente dalla soluzione più concentrata alla soluzione meno concentrata, ottenuto applicando alla soluzione più concentrata una pressione maggiore della pressione osmotica. In pratica, l’osmosi inversa viene realizzata con una membrana che trattiene il soluto da una parte impedendone il passaggio e permette di ricavare il solvente puro dall’altra. Questo fenomeno non è spontaneo e richiede il compimento di un lavoro meccanico pari a quello necessario per annullare l’effetto della pressione osmotica, operato dai depuratori  attaccabili alle tubazioni domestiche. Tale processo rappresenta la più fine tecnica di filtrazione dell’acqua, in quanto non consiste semplicemente in un ostacolo fisico (determinato dalle dimensioni dei pori) al passaggio delle molecole, ma sfrutta la diversa affinità chimica delle specie con la membrana, permettendo infatti il passaggio delle molecole idrofile (o water-like), cioè chimicamente simili all’acqua.

I vantaggi dell’acqua a osmosi inversa e la falsa credenza che sia nociva

Dal punto di vista impiantistico il metodo sfrutta il principio della filtrazione tangenziale, come anche altre tecniche separative mediante membrane quali la microfiltrazione, l’ultrafiltrazione e la nanofiltrazione. L’osmosi inversa è utilizzata nel trattamento dell’acqua, sia per la desalinizzazione, sia per la rimozione di tracce di fosfati, calcio e metalli pesanti, nonché fitofarmaci, materiali radioattivi e di quasi tutte le molecole inquinanti. I migliori sistemi di trattamento dell’acqua potabile sono tutti basati sul principio dell’osmosi inversa, soprattutto per abbattere il contenuto di nitrati nell’acqua. Sono impianti che, collegati alla rete idrica, rimuovono buona parte delle sostanze disciolte nell’acqua già potabile; l’acqua potabile osmotizzata è quindi un’acqua con residuo fisso molto basso, come quella delle più pure fonti di montagna.

Sono molte le persone che credono erroneamente che il processo di osmosi inversa sia nocivo per la salute perché pensano impoverisca l’acqua, ma questo è soltanto un pregiudizio fondato su ridotte competenze dei processi fisici alla base di questo tipo di purificazione. Troppe persone, infatti, credono che gli impianti ad osmosi eroghino acqua distillata, cioè privata di ogni forma di sale minerale, quando in realtà il risultato si tratta di acqua a basso residuo fisso, quindi con una durezza e percentuale di sali minerali pari alle sorgenti di montagna pure e leggere, o come anche alcune famose acqua in bottiglia, adattissima quindi al consumo umano. Inoltre, per chi ne sentisse l’esigenza, è disponibile per ogni modello di depuratore a osmosi inversa un post filtro reminer in grado di arricchire nuovamente l’acqua di sali minerali.

I depuratori ad osmosi inversa

Nel caso della depurazione a osmosi inversa sfruttata dai nostri purificatori, ci si serve di una membrana semipermeabile costituita da materiali naturali come il poliammide e si sfrutta il processo naturale di osmosi per filtrare l’acqua in maniera estremamente efficace. Esercitando infatti una forte pressione su un liquido generico, nel nostro caso l’acqua, lo si spinge a passare attraverso la membrana osmotica che inizierà un processo di filtrazione finché l’acqua non sarà privata di tutte quelle sostanze dannose per la salute come fosfati, metalli pesanti, fitofarmaci, materiali radioattivi e molecole inquinanti. Per questo motivo il processo di osmosi inversa rappresenta la tecnica più minuziosa, sicura ed efficiente per il trattamento dell’acqua, l’unica che potesse venir utilizzata da Aquanova per la creazione dei suoi depuratori e purificatori di qualità.

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